Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

giovedì 16 maggio 2013

Se una sera d'inverno una viaggiatrice

Ponte fantasma © Brillante-Severina
"Accidempoli!" Brillat-Savarin
Non lontano da Pollenzo, Piemonte - Ero passata diverse volte davanti a quell'antico ponte mentre mi dirigevo verso le mete gourmet da recensire per la Guida, ma non ero mai riuscita a fermarmi. La sua apparazione è affascinante e misteriosa, con le arcate in mattoni rossi a mosaico seminascoste dagli alberi e che solo all'ultimo rivelano l'abisso fra le due rive là dove l'arco non c'è più. Non mi ero mai fermata perché la strada accanto è stretta e tutta curve e trafficata a causa della vicina zona industriale e avevo sempre dietro qualche automobilista poco interessato al paesaggio e poi perché quando ci passavo al mattino pensavo che mi sarei fermata al ritorno, salvo poi sbagliare puntualmente strada e trovarmi la sera su altri percorsi. Questa volta non ho sbagliato, ma al ponte non ci pensavo più. Così quando me lo vedo comparire davanti all'improvviso al tramonto, inchiodo e mi fermo. La macchina fotografica è scarica ma ho l'Ipad comprato da poco e lo accendo per avere finalmente un'immagine di quel luogo magico. Solo quando scendo dalla macchina senza neanche indossare la giacca per la fretta, mi accorgo che dall'altra parte della strada c'è una ragazza seduta su uno sgabello, stupita e delusa che io non sia un cliente. Faccio le mie foto con la colonna sonora dei suoi ammicchi (non capisco se cerca di sedurmi o se mi prende in giro), mentre gli automobilisti passano e rallentano incuriositi. Risalgo in macchina arrabbiata col fango, il cancello che svilisce il ponte, gli automobilisti e la ragazza (mi spiace cara, ma se ti metti fra me e un tramonto su un ponte antico la solidarietà femminile va a farsi benedire). Percorro la curva, attraverso il fiume e mi fermo nell'ampia piazzola di fronte al ponte, per fotografarlo anche da quel lato. Sto per scendere quando una macchina guidata da un uomo si ferma anche lei nello spiazzo. Cosa faccio, scendo o me ne vado, stava seguendo me o si è fermato per caso? Temporeggio ma non succede niente e intanto il sole scende. Decido che ormai ci sono e porterò a casa le mie fotografie. Scendo, ma senza allontanarmi troppo dalla macchina, e anche quando mi allontano mi guardo continuamente le spalle (l'altra macchina è sempre lì). Fotografare monumenti con l'ansia, emozioni da donne.

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