Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

venerdì 18 maggio 2012

Il silenzio delle violette

"I vegetali, che sono all'infimo grado della scala dei viventi, si nutrono per mezzo delle radici...” Brillat-Savarin  
- Cuneo, Piemonte – La fantasia mi porta a fantasticare sui locali nei quali non sono ancora stata e a rimanere disorientata quando, visitandoli, li trovo molto diversi da come li avevo immaginati. Avevo pensato a questo ex essiccatoio di castagne come a un grande spazio arioso e rustico, dominato da un grande camino con ceneri sopite, tavoli in legno chiaro ingentiliti da tovaglie in cotone dai toni cremosi e vasetti di vetro trasparente ad accogliere violette e piccoli fiori campestri, alcuni strappati con le radicine, a richiamare le erbe spontanee, le spezie e i fiori che caratterizzano la cucina. Invece scendo in uno scantinato basso (è la terza volta in due giorni che mangio in un ristorante ricavato dalla cantina) dai soffitti a volta, diviso in vari ambienti che ci guadagnerebbero a essere liberati da ogni fronzolo e pareti affrescate di bianco e inquietante rosso. I tavoli sono si in legno ma scuro e coperti da tovaglie di leggero tessuto increspato rosso vampiro che, insieme ai tovaglioli, sembrano ricavate da un copriletto. Malgrado la grande vetrata affacciata su un giardino selvaggio e segreto, la sensazione è un po' claustrofobica e se non fosse per la cuoca dall'aria gentile e sorridente e per la sua bimbetta che indecisa fra timidezza e sfida viene ogni tanto a sbirciarmi, proverei una vaga sensazione di timore a trovarmi tutta sola qui sotto. Unica previsione confermata le violette: non sono nei vasi ma sul tavolo arrivano lo stesso, in forma di sorbetto dolce (è ufficiale, le viole hanno sapore di asparago).

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